Stress da rientro

Ansia e Stress da ripresa? No problem.

Alcuni di noi sono già rientrati a lavoro, mentre altri ricominceranno domani; in ogni caso, Settembre definirà una fine (il termine dell’estate, delle vacanze, delle giornate lunghe e del relax) ed un nuovo inizio per tutti. Per tali motivi, potremmo ritrovarci a sentirci sotto pressione, in ansia per il rientro e imprigionati in una situazione che non vorremmo vivere.
Una volta ricominciata la routine potremmo ritrovarci a ripartire commettendo questi errori:

  • procrastinare gli impegni più difficili, ritrovandoci poi a pensarci continuamente e a spendere le energie per capire come evitarli o inserirli nel migliore dei modi all’interno della settimana;
  • provare stress anche a casa, dimenticandoci di chiudere fuori dalla porta le difficoltà lavorative e che, comunque, non possono essere risolte la sera in famiglia;
  • stare in ansia per i compiti più difficili e che ci sembrano insormontabili, senza avere fiducia delle nostre capacità e minando le nostre relazioni.

Cosa potremmo fare quindi per evitare che l’ansia e lo stress prendano il sopravvento?
Ecco alcuni consigli:

  • programmare per tempo l’agenda, tenendo conto delle tempistiche e delle nostre risorse;
  • stabilire del tempo per noi stessi, per il nostro relax e per la nostra famiglia;
  • imparare a comprendere le nostre emozioni e i segnali di affaticamento del nostro corpo, per prevenire l’apice dell’ansia ed eventuali attacchi di panico.

Un ultimo fondamentale consiglio è quello di avvalersi di brevi Percorsi Anti-Stress, che si tengono presso il mio Studio di Oderzo e che comprendono sessioni individuali o di gruppo, in base alla necessità. In un ambiente accogliente potrete godere di un “personale momento di libertà”, adatto a tutte le età e che prevede:

  • un test per la valutazione dei livelli di stress,
  • colloqui individuali per definire la localizzazione delle tensioni,
  • l’insegnamento di strategie da applicare nella vita di tutti i giorni.

Che ne pensate? Affrettatevi per fissare degli appuntamenti. Prevenire vi darà modo di vivere meglio.

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Come Psicologa, durante le Consulenze di Coppia consiglio spesso letture ed esercizi da fare insieme per ritrovare l’unione e non sprecare l’Amore. Oggi riporto una preghiera indiana che descrive e muove le buone intenzioni di un sentimento gentile e fedele.

Amami ma non fermare le mie ali se vorrò volare…
non chiudermi in una gabbia per paura di perdermi.

Amami con l’umile certezza del tuo Amore ed io non andrò più via
e se sarò in un cielo lontano ritroverò la strada del tuo pensiero
e se sarai con me ti insegnerò a volare
e tu mi insegnerai a restare.

Amami con ogni parte di te perché io possa appartenere all’anima e non al corpo quando ti abbraccerò o bacerò le tue forme.
Amami senza nascondere quella tenerezza che ti fa bambina sulle mie pupille e non vergognarti mai se ti dirò “Ti amo”.

Amami qualunque sia l’aspetto che assumerà il nostro Amore o il luogo in cui ci scambieremo un altro sguardo.
Amami anche se ti sembrerà selvaggia la mia passione ed i miei modi a volte risulteranno bruschi o forti.

Amami per quello che sono ed io ti seguirò lungo i passi della dolcezza e proteggerò dal mondo la tua fragilità.
Amami e accompagnerò ogni tuo gesto senza bisogno di parole.

Amami un po’ di più di quanto non chiederò al tuo cuore perché lo stesso farò io camminandoti accanto.
Amami e non guardare il mio aspetto trasandato o le mie forme che non sanno di bellezza;
non indugiare sul colore dei miei occhi o su ciò che mi fa grande o piccolo o debole o forte.

Amami per ciò che vedi ad occhi chiusi o per quello che senti quando resto in silenzio nelle tue mani stretto; amami per questo e non per le cose che la gente dirà di me.
Amami perché lo vivi il nostro Amore e non farne un bisogno per non sentirti sola e nemmeno per convincerti che sarà per sempre.

Amami ogni giorno come se davvero fosse unico ma non l’ultimo…
solo così ogni volta conoscerai la mia bellezza.

Preghiera Indiana

Come la consulenza di coppia può aiutare una coppia in crisi

Carlo e Giulia (nomi di fantasia) si sono presentati in Studio perché erano in un periodo difficile della loro vita di coppia: i figli stavano crescendo ed iniziavano ad essere maggiormente autonomi; la loro comunicazione marito-moglie era assente e compromessa da continue liti; la vita sessuale era quasi del tutto assente e poco soddisfacente; la rabbia e il rancore avevano preso il sopravvento e non lasciavano spazio a nuovi bei momenti vissuti insieme.

Prima della separazione, Carlo ha trovato il mio contatto su internet e ha deciso di fare un tentativo, di comune accordo con Giulia, per tentare di salvare il loro matrimonio con la terapia di coppia.

Negli anni entrambi avevano imparato a lasciare da parte i propri bisogni personali e di coppia per dare spazio a quelli dei figli, con un senso del dovere che, nel tempo, era servito per coprire le reali problematiche.

La rabbia, lo stress ed il nervosismo di Giulia restavano inespressi e si convertivano in chiusura nei confronti delle continue richieste di attenzione del marito. Mentre, Carlo non si sentiva stimato, aveva una scarsa autostima e convertiva le sue insicurezze in impulsività e agitazione nei confronti di Giulia.

Attraverso il percorso insieme, abbiamo potuto lavorare sui loro sentimenti, portando alla luce i “non detti” che pesavano sul loro amore e che non consentivano di continuare a vivere la loro relazione.

Carlo e Giulia hanno imparato delle strategie per comunicare al meglio anche al di fuori del mio Studio e questo ha fatto in modo che anche la loro vita intima rinascesse con nuova consapevolezza.

Quante altre persone potrebbero rivedersi nelle difficoltà di questa Coppia?

Ringrazio “Carlo e Giulia” per aver consentito di parlare della loro storia, con la volontà che fosse da ispirazione per i tanti che non hanno ancora trovato il coraggio di chiedere un aiuto per ricostruire il loro rapporto.
Intanto, ecco i miei suggerimenti per chi sta affrontando un periodo di crisi, ma non vuole “mollare”:

  • non lasciate che i figli rubino il giusto spazio per la coppia, prima che genitori siete innamorati;
  • imparate ad ascoltare l’altro e a mettervi nei panni di chi vi sta accanto, non smettete di esercitarvi su questo;
  • aiutatevi a comprendere dove sbagliate a comunicare, non “chiudetevi la porta in faccia”;
  • non aspettate di chiamare lo Psicologo come unica e ultima possibilità per far andare meglio il rapporto, contattate un professionista quando capite che non riuscite a stare bene, questo vi porterà a stare meglio in meno tempo e con più serenità.
evitare la crisi di coppia

Quando ci innamoriamo e scegliamo di passare la maggior parte del nostro tempo con il partner, fino a scegliere di stare con lui/lei per tutta la vita, è perché sentiamo una profonda connessione che ci spinge a legarci sempre di più.

Questa unione “spirituale” ci fa pensare di conoscere il nostro partner meglio di chiunque altro, tanto che a volte dimentichiamo di continuare a scoprire tutti gli aspetti della personalità, i gusti, le possibili angosce e i cambiamenti del nostro amato.

Durante il mio lavoro di Consulenza per le Coppie, ho potuto constatare che una delle problematiche più frequenti è l’Incomprensione. Spesso accade che, dopo anni di vita insieme e un passato d’amore incondizionato, la Coppia si ritrovi a non riconoscersi più.
In particolare, quando ci si innamora follemente, si pensa di essere gli unici ad avere la capacità di leggere nella mente e nel cuore del proprio amato, tralasciando l’importante compito di continuare il lavoro di scoperta e conoscenza.

La sensazione di essere speciali e di riuscire a interpretare i desideri del proprio marito, moglie, fidanzato, fidanzata è importante per stabilire un esclusivo legame iniziale; tuttavia, sperare che l’altro continui a comprendere i nostri bisogni, e pensare di saperlo fare, è uno degli errori principali per incorrere in una crisi di coppia.

Scoprirsi e riscoprirsi continuamente è ciò che, invece, può permettere di conoscere realmente l’altro e stabilire un rapporto solido e unico.

Quali sono i più importanti consigli per evitare la Crisi di Coppia e continuare a saper leggere nella mente del nostro partner?

– Non stancarsi mai di chiedere all’altro di cosa ha bisogno e come si sente;
– Scegli sempre di metterti in discussione;
– Aiuta l’altro a capire cosa vuoi in quel momento e cosa ti aspetti;
– Rispetta i tempi, i cambiamenti e l’umore di chi ci ti sta vicino;

– Seguite insieme le tappe della vita e le trasformazioni che comportano, supportandovi;

Capirsi senza parlare è, quindi, possibile e determina il livello di complicità ed intimità di una coppia; tuttavia, non dipende semplicemente da un legame “spirituale”, ma è frutto di un continuo impegno reciproco a comunicare e comprendere il proprio partner con tenacia, positività e amore. Non perdiamo nel tempo l’obiettivo: mantenere un legame matrimoniale forte e stabile per poter affrontare le difficoltà della vita, così anche le piccole Crisi di Coppia non saranno più un problema.

Vi sentire persi in un momento difficile? Vi sembra di vivere troppi litigi di Coppia e conflitti famigliari? Non è mai troppo tardi, se entrambi desiderate recuperare potete chiedere delle Sedute di Consulenza di Coppia per riconquistare l’equilibrio e la serenità.

Dott.ssa Martina Pillon 3462223943

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Per chi ancora non mi conoscesse o desiderasse capire di più chi sono, vorrei descrivermi in un modo diverso dal solito, che mi permetta di farmi conoscere come Persona, oltre che come Professionista.
Sono la Dott.ssa Martina Pillon, laureata in Psicologia Clinica all’Università di Padova e Masterizzata in Consulenza Sessuale e di Coppia; ricevo presso lo YoumanStudio di Via Cesare Battisti a Oderzo (Tv), collaborando con la Dott.ssa Sara Leone, Osteopata.
Quello che molti non sanno è che:
– ho 30 anni;
– il mio diploma l’ho conseguito al Liceo Classico;
– sono sposata;
– mi piace cucinare e mangiare, in particolare i carboidrati;
– adoro lo Yoga e le tecniche di rilassamento;
– amo la natura e apprezzo chi la rispetta;
– “Tu mio” di Erri De Luca è il romanzo che mi ha cambiata;
– a tavola, mi disgustano i capperi;
– non scelgo il colore giallo per i miei vestiti;
– per pigrizia, non mi piace portare fuori l’immondizia;
– ho scelto Psicologia perché ritengo di essere nata per ridare fiducia e restare obiettiva davanti alle difficoltà altrui, per questo dovevo studiare e specializzarmi.

In particolare, mi occupo di Psicologia Smart, ossia di offrire Consulenze mirate a sostenere la risoluzione delle difficoltà di tutti i giorni. Infatti, molto spesso, durante un periodo critico individuale, di coppia o genitoriale, ci si ritrova ad avere l’urgenza di confidarsi con qualche amico per poter ottenere consigli ed aiuto; tuttavia, può accadere che ci si ritrovi a sentirsi giudicati anche dalle persone più fidate. Si sceglie, quindi, di chiudere i propri disagi in una “stanza” della propria Psiche, nell’attesa che qualcosa o qualcuno ci aiuti a portare un cambiamento, dimenticando che la trasformazione deve partire prima di tutto da Noi.
Mettere da parte i problemi perché si pensa di non avere le risorse e le forze per affrontarli, quasi sempre causa un ingigantimento dei disagi, con la possibile conseguenza che tutto si traduca in sintomi fisici che richiamano l’attenzione.

Decidere di rivolgersi per tempo a qualcuno che ci sostenga e ci aiuti a potenziare le nostre risorse, è la soluzione più veloce e che ci permette di imparare qualcosa in più su noi stessi, per poter affrontare diversamente anche le difficoltà future.

Il termine Smart, che io spesso utilizzo, indica un intervento che punta ad essere accurato, ma mirato e rapido; amo definirmi una “Psicologa Smart”, in quanto le mie Consulenze e i miei Eventi vertono sulla Psicopatologia della vita quotidiana: stress, fobie, irritabilità, difficoltà relazionali, ansie, delusioni, cattiva autostima, disagi nell’intimità… e aspirano a sostenere dei percorsi che ristabiliscano un equilibrio psico-fisico e potenzino le capacità individuali, della coppia o della famiglia.

Per contattarmi:
cellulare: 346.2223943 (anche whatsapp)
mail: info@studiopillon.eu
Per maggiori informazioni: www.studiopillon.eu

I segreti delle mamme: l'adolescenza

C’è un momento esatto nella vita di ogni madre, in cui ci si rende conto che il proprio figlio non sembra più lo stesso. Questo tempo, spesso coincide con il passaggio dalle Scuole Elementari alle Medie e riguarda, non tanto l’aspetto fisico, quanto più quello del carattere, delle abitudini e dei gusti.
Ormai ogni genitore conosce quali sono gli aspetti più critici dell’adolescenza, anche perché a sua volta ci è passato: il desiderio di autonomia, la ricerca di un’identità più definita, l’indispensabile rapporto con i pari, lo sviluppo fisico e sessuale…

Tuttavia, per quanto ci si possa sentire preparati, risulta spesso difficile farsi trovare pronti; perché, come per molte altre situazioni della vita, non esiste un manuale d’istruzioni per sostenere e aiutare il proprio figlio in questo particolare momento di vita. Infatti “l’Odissea dell’Adolescente” può essere descritta come la storia particolare ed Unica di ciascun ragazzo o ragazza alle prese con la pubertà.

Dialogo fra mamme:
G: “Quanti anni ha tuo figlio?”
S: “11, ha appena iniziato le Scuole Medie”
G: “Auguri!”
Spesso capita di creare una sorta di terrorismo psicologico fra madri sull’inizio dell’adolescenza; questo dipende dal fatto che risulta difficile vedere cambiare il proprio figlio, il quale dimostra una maggiore attenzione per il mondo fuori casa, che per la propria famiglia.
Avere timori e sentirsi insicuri sulle proprie scelte come genitore, può essere normale e talvolta è anche salutare, poiché garantisce la messa in discussione delle proprie idee.
Tuttavia, non è necessario farsi terrorizzare da falsi miti e da racconti di esperienze altrui, è importante invece raccogliere i segnali dei propri figli, garantendogli un Nido Sicuro in cui tornare.

L’adolescenza dei propri figli, può consentire una crescita come madre e padre, i quali si ritrovano a potenziare vari aspetti della propria genitorialità:

  • L’Accoglienza= nonostante la rabbia o il senso di impotenza, è fondamentale ricordarsi di restare aperti e disponibili nei confronti dei propri figli, per consentire loro di ritrovare un clima famigliare di autentica accettazione.
  • L’Autorevolezza= da distinguere dalla severa autoritarietà, l’autorevolezza garantisce il limite specifico entro cui non è bene spingersi e viene dimostrata attraverso il buon esempio e con il dialogo.
  • La Comprensione= capire gli stati emotivi di ogni figlio ed aiutarli a “sbrogliare la matassa” delle emozioni, diventa un’esperienza fondamentale di crescita e di condivisione fra genitori.
  • Il Silenzio= talvolta l’adolescente necessita di solitudine e silenzio, quindi è opportuno comprendere anche quando è necessario fare un passo indietro, per lasciare i ragazzi liberi di sperimentare da soli il difficile lavoro di rielaborazione emotiva.

Se poi le difficoltà di relazione fra genitori e figli risultano essere in rapido peggioramento, potrebbe essere utile rivolgersi ad uno Psicologo, che con colloqui di Sostegno alla Genitorialità o con Colloqui per Adolescenti, potrebbe aiutare a ridefinire il particolare momento, in favore di una nuova e più efficace Comunicazione.

non litigare davanti ai bambini

Ormai molti educatori, sociologi, pedagogisti e psicologi hanno unito le loro conoscenze per evidenziare quanto sia dannoso per i bambini che mamma e papà litighino davanti a loro.

Cosa c’è di vero in questi studi e come possono aiutare nella vita di tutti i giorni?

Di sicuro, per un figlio assistere ad una guerra genitoriale rappresenta una situazione stressante, che può portare angoscia e paura; inoltre, nel bambino possono subentrare pensieri negativi in merito ad un potenziale abbandono famigliare da parte di uno dei due genitori e, per reazione, il piccolo imparerà a “essere grande” prendendosi cura degli adulti e cercando di fare da paciere.

Tuttavia, lasciando da parte i casi più estremi di maltrattamento famigliare a livello verbale e fisico, nelle altre circostanze, le emozioni negative avvertite dai più piccoli davanti ad un “normale” litigio, non sono sempre dannose.

Crescere, significa anche scontrarsi con la realtà delle relazioni umane ed è cosa comune, nella vita di tutti i giorni, arrivare a confrontarsi con l’altro, se in disaccordo. L’ambiente famigliare deve fornire un contesto protetto e adeguato per sperimentare cosa significa la rabbia; cosa potrebbe accadere scontrandosi per differenza di vedute; in che modo sia possibile riappacificarsi.

Il compito di un “buon genitore” non è quello di non litigare mai davanti ai figli e non corrisponde all’idea di non manifestare rabbia con il proprio partner in presenza dei più piccoli. Ciò che contraddistingue una mamma ed un papà che vogliono crescere serenamente il proprio figlio, sono le modalità di discussione.
Anche arrabbiarsi e litigare, sono attività che possono fornire degli esempi per la crescita del bambino; se non imparerà a casa come manifestare la rabbia correttamente, prenderà a modello atteggiamenti esterni (Tv, compagni di classe, altri adulti significativi..) per comprendere come vivere le emozioni negative in una relazione.

Quello che possiamo fare come adulti per educare nostro figlio a gestire i conflitti è:
– naturalizzare la rabbia come un qualsiasi altro sentimento, aiutandolo a capire come mantenere la calma, senza esagerare con i toni;
– non colpevolizzare solo la mamma o unicamente il papà sulle cause del litigio, screditando il partner e cercando di rendere il piccolo di parte;
– insegnare il rispetto per il prossimo e l’accettazione delle opinioni altrui;
– prepararlo a chiedere scusa, a dare il perdono e a riappacificarsi senza portare rancori prolungati.

In conclusione, evitare di litigare davanti ai figli non è sempre possibile. La vita di tutti i giorni ci porta ad essere costantemente in contatto con i nostri bambini e per questo, talvolta, può capitare di scontrarsi… Per fortuna!
Infatti, ciò che fa la differenza tra un ambiente sano, da uno dannoso, non è la rabbia nata da un piccolo bisticcio, ma è unicamente la qualità della relazione di coppia. Prima di arrivare ad essere genitori, è fondamentale mantenere una buona complicità di coppia, che fungerà da esempio per il piccolo nei momenti positivi e in quelli negativi, che sono altrettanto inevitabili.

i tuoi occhi possono parlare

Prendendosi del tempo per camminare tra le strade affollate di Amritsar, ci si può rende veramente conto della povertà. Non parlo della miseria che deriva dal non avere un tetto sopra la testa o un pezzo di pane per arrivare a fine giornata; mi riferisco alla presa di coscienza di quanto siano vuoti e tristi la maggior parte degli sguardi che incrociamo ogni giorno nella nostra vita. 

Girovagando fra le strade di qualche piccola città del Nord dell’India, è facile capire come guardare non significa solamente vedere. Ogni occhiata porta con sé il proprio spirito e il desiderio di conoscere quello dell’altro, per intuirne il buono ed il cattivo e per presentarsi totalmente, senza riserve. 

Il saluto Indù, Namaste, significa “mi inchino a quello che c’è di buono (di divino) in te” ed implica la necessità di guardare il proprio interlocutore negli occhi, dandogli fiducia rispetto al fatto che quello che c’è di positivo in lui possa essere un dono per tutti e due.

Nella nostra società, tra genitori e figli, tra marito e moglie, fra amici e in molti rapporti di lunga data, l’importanza dell’intensità di uno sguardo viene spesso tralasciata. I vuoti vengono riempiti da parole e gesti, prestando attenzione a non soffermarsi molto sugli occhi dell’altro.

Negare al proprio figlio, al proprio amato, alla propria madre i nostri occhi, significa lasciarli fuori dai nostri sentimenti; dimostra che non riponiamo la giusta fiducia in chi ci sta accanto, limitando agli altri la nostra conoscenza. Se, al contrario, scegliessimo di compiere un’apertura del nostro mondo interno attraverso i nostri occhi, ci potremmo stupire delle reazioni degli altri; scoprendo il nostro mondo interiore alcuni potrebbero aprirsi a loro volta, intensificando il rapporto che c’è fra noi; altri potrebbero accoglierci e sorprenderci nel loro modo di aiutarci e comprenderci; qualcuno, invece, potrebbe spaventarsi e decidere di ferirci. Quest’ultima reazione altrui è quella che più ci ricordiamo e che maggiormente ci frena nel dischiudere completamente il nostro sguardo, ma ciò che dobbiamo comprendere è che in ogni caso, se decidessimo di guardare e non di vedere, avremmo sempre e comunque ottenuto qualcosa.

Se prendiamo coraggio e decidiamo di soffermare i nostri occhi su quelli di un’altra persona, vuol dire che abbiamo acquisito sicurezza e consapevolezza su ciò che ci portiamo dentro; ossia, abbiamo imparato ad amarci per quello che siamo, con le nostre contraddizioni e le nostre potenzialità, sereni del fatto che chi ci ama, prima o dopo, potrà accogliere pienamente il nostro bagaglio, aiutandoci, a tratti, a trasportarlo.

 

5 metodi per motivarsi e allenarsi

A tutti prima o poi è capitato di sentire il bisogno di iniziare a fare dell’attività fisica per dimagrire, per aumentare la propria massa muscolare, per mantenersi in forma o semplicemente per scaricare qualche ansia, paura, tensione. Dunque, arriva il momento in cui decidiamo ciò che fa per noi: personal trainer, corsi di pilates, zumba, crossfit.. selezionando tra le ormai infinite proposte del mondo del fitness.

Iniziamo il nuovo percorso con entusiasmo e forza di volontà, definendo con metodo i giorni, gli orari e la durata dei nostri allenamenti, ma d’improvviso ci capita di perdere la motivazione e, dopo qualche settimana, non rispettiamo più i patti che avevamo preso con noi stessi.
Eppure, le volte che sconfiggiamo la pigrizia e ritroviamo la forza per andare in palestra ci sembra di recuperare le energie perse. A fine allenamento non solo ci sentiamo liberati dalle tensioni delle giornate stressanti, ma ci ritroviamo anche ricaricati, sia fisicamente che psicologicamente, per affrontare gli impegni che devono venire.
Infatti, è ormai noto, da molti anni, come l’attività fisica sia in grado di produrre un aumento nella concentrazione di endorfine, presenti nel cervello umano, che funzionano come calmanti naturali, producendo sensazioni di piacere, riducendo i livelli elevati di stress, facilitando il sonno ed aumentando l’autostima.
Ma come è possibile sfruttare gli aspetti positivi del fitness motivandosi e non rinunciando all’allenamento per pigrizia?

Ecco qualche mio consiglio:
USA L’AGENDA: se hai un agenda in cui scrivi i tuoi impegni della settimana, non dimenticarti di segnare i giorni e gli orari in cui pensi di allenarti, in modo da programmare l’appuntamento con il fitness, senza lasciare la decisione ai ritagli di tempo.
VESTITI SPORTIVO: porta sempre con te la borsa per l’allenamento in macchina, in modo da non avere la scusa di dover rientrare in casa e farti prendere dalla pigrizia; oppure, quando rientri la sera, non ti fermare ed indossa il più velocemente possibile i tuoi vestiti sportivi.
DIVERTITI: cerca di creare un allenamento che ti soddisfi e ti diverta; scegli il percorso che fa per te, compra qualche indumento fitness che ti piace, crea la tua playlist musicale, recati in palestra con un amico o fatti qualche conoscenza all’interno del tuo corso.
AUTOMOTIVATI: allontana la negatività e la monotonia; fissati degli obiettivi a breve termine (scrivili!) e inizia a programmare gradualmente traguardi sempre più difficili, in modo da sentirti soddisfatto e artefice dei tuoi progressi.
VIVI SANO E MANGIA SANO: l’alimentazione è correlata alla nostra forma fisica e psicologica, se si decide di iniziare un percorso di miglioramento è indispensabile pensare con maggiore attenzione a cosa è giusto mangiare, in modo da non appesantirsi, ma sostenerci energicamente.

Come Psicologa voglio promuovere i benefici di un buon allenamento fisico che associato ad un adeguato percorso di sostegno psicologico può amplificarne e farne perdurare gli effetti positivi: il miglioramento del senso di efficacia, l’incremento della fiducia in se stessi, la sperimentazione di metodi per affrontare gli stati d’animo negativi.

Migliorare l'autostima

Quanta stima ho di me? Cosa apprezzo di più del mio carattere? Sono soddisfatta/o di quello che faccio ogni giorno?

Queste domande dovremmo farcele di frequente, ma rispondere a tali quesiti a volte risulta essere un’azione assai complessa e che necessita di un’autoanalisi che spesso evitiamo di fare; in particolare, perché molte volte riserviamo a noi stessi una valutazione negativa, che non aiuta la nostra autostima.

Spesso il concetto di stima di se viene confuso con il senso di forza e coraggio che possiede una persona nell’affrontare le diverse situazioni della vita. In realtà, avere amore per se non significa essere invincibili o presuntuosi, ma definisce la capacità di sentirsi bene sia nei successi, che nei fallimenti del quotidiano.

Un’esperienza di insuccesso lavorativa o sentimentale non può definirci come persona; anche se la nostra tendenza sarebbe di racchiudere molte convinzioni su noi stessi all’interno di un unico episodio fallimentare, dobbiamo lottare contro questa propensione e ridimensionare le nostre credenze.

Una scarsa autostima deriva da una differenza sostanziale tra quello che siamo e/o facciamo e le nostre aspettative.

Talvolta abbiamo delle pretese poco corrispondenti alla nostra realtà, solo perché ascoltiamo le opinioni altrui o perché desideriamo essere come qualcun altro.

Ci sono due segreti fondamentali per mantenere un’alta autostima e per essere felici della propria vita:
– MIGLIORARE SE STESSI, cercando sempre di fare il meglio per raggiungere le mete prefissate, mettendo in risalto i propri pregi e lavorando per ridimensionare i difetti;
– CALIBRARE GLI OBIETTIVI, definendo adeguatamente i mezzi ed il fine da conquistare, evitando di scivolare in alte aspettative, che non corrispondono a ciò che realmente siamo e desideriamo.

Tuttavia, avere autostima non equivale ad accontentarsi, ma ad avere consapevolezza di se, apprezzando le proprie capacità ed avendo fiducia nelle potenzialità e nelle risorse a disposizione.
Un’alta autostima aiuta a vedere le difficoltà sotto un altro aspetto, a risolvere i problemi con maggiore efficacia e, se non risolvibili, a trovare un’altra strada per raggiungere la meta.

Lavorare per migliorare la propria autostima è possibile in qualsiasi momento della propria vita. Se le nostre credenze risultano ormai troppo difficili da modificare e ci sentiamo di avere un’idea troppo negativa su noi stessi, è possibile cercare aiuto da uno psicologo che, attraverso un un percorso mirato, aiuti a rivelare il nostro vero Se, dando luce ai nostri veri punti di forza.